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Il
risanamento finanziario Una lezione appresa solo a metà Il più grande genio
della finanza della storia fu un filosofo danese, Soren Kierkergaard, il
quale propose al suo governo di rilanciare in grande stile il gioco
d’azzardo. All’epoca ancora non esisteva nemmeno una città come Las Vegas:
doveva diventarlo Copenaghen. Kierkergaard suggeriva un piano preciso:
attirare in Danimarca i più grandi ricconi del pianeta, attratti dal gioco
come le scimmie dalle piante di frutta. Appena lo scià di Persia, tempi
felici in cui non c’erano gli ayatollah al potere a Teheran, si fosse
precipitato, ecco che il governo poteva sequestrarlo, chiedere il riscatto e
superare d'un balzo ogni problema economico nel futuro. Si potrebbe discutere
della moralità della proposta, ma è certo che Kierkergaard aveva
escogitato un sistema a prova di bomba per risolvere ogni cruccio
finanziario. Dobbiamo riconoscere che anche se gli epigoni del pensiero
religioso faticano al quanto, Kierkergaard ha fatto scuola almeno in campo
economico, persino in Italia. Un miliardo di gettito è previsto dal rilancio
del Superenalotto. Per consentire di aumentare la percentuale di vincita di in gioco in caduta verticale presso i suoi
appassionati, il governo ha intenzione di predisporre “l’adozione di ogni
misura utile di sostegno della offerta”. Il problema di eventuali coperture
non viene nemmeno preso in considerazione: i
provvedimenti che verranno adottati non comporteranno “responsabilità
erariale quanto ai loro effetti finanziari”. In questa maniera, il governo
consente una sanatoria speciale per le migliaia di negozi di scommesse privi
di concessione statale. Basterà che paghino una certa somma entro la fine di
gennaio 2015 e saranno pienamente legalizzati. Si
tratta di un fenomeno il cui volume è dell’ordine di 2 miliardi e mezzo
l’anno, contro i 3,7 miliardi dei negozi regolari. Un’evasione stratosferica
merita pure un condono eccezionale, alla faccia di Tremonti. Il governo,
chiamalo fesso, ne ha pensata pure un altra, quella
della composizione della commissione di gara. Cinque membri di cui almeno il presidente
e due componenti scelti tra persone di alta qualificazione professionale.
Degli altri due non ha importanza magari un domani bisognerà pur occupare un Buzzi o un Carminati, ma tutti e cinque possono anche
essere magistrati o avvocati dello Stato in pensione, ovvero quegli stessi
pensionati a cui il governo aveva assicurato di non voler più dare incarichi.
Purtroppo, tanta formidabile ingegnosità non assicura i risultati che
servirebbero. Come studenti sfaticati, al governo hanno solo imparato metà
della lezione di Kierkergaard, quella sul gioco. Manca quella sul sequestro
di persona, che pure è decisiva allo scopo del risanamento finanziario,
perché pretende il riscatto. Il solo gioco può comunque alimentare la
bancarotta, soprattutto se le vincite sono in aumento. Kierkergaard, genio
intuitivo, lo aveva capito subito, Renzi e Padoan ancora ci devono lavorare. Roma, 23 dicembre 2014 |
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